ABATE, Erasmo

Tipologia Persona
Rolland (pseudonimo)
Hugo

Intestazione di autorità

Intestazione
ABATE, Erasmo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Formia
Data di nascita
15/02/1895
Luogo di morte
Chapel Hill
Data di morte
16/08/1977

Attività e/o professione

Qualifica
Pubblicista
Qualifica
Pittore

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Formia (LT) il 15 febbraio 1895 da Alfonso e Maddalena Scarpati, pubblicista e pittore. Frequenta la scuola fino a conseguire la licenza tecnica. Nel marzo 1912 si reca con la famiglia in America nello Stato di New York dove inizia il suo personale percorso nel movimento anarchico: è un attivo militante politico e sindacale, e si distingue in maniera particolare in occasione del grande sciopero degli scaricatori di porto di New York del 1920; per queste sue attività, nel gennaio 1922 viene espulso. Al suo rimpatrio si stabilisce a Roma dove riprende contatti con E. Malatesta e aderisce all’UAI. Incaricato speciale del comitato anarchico “pro Sacco e Vanzetti”, A. è tra i maggiori sostenitori di questa campagna alla quale si dedica con fervore scrivendo anche alcuni articoli per la loro liberazione su «Umanità nova» e sul giornale siciliano «Il Vespro anarchico».

Nell’agosto del 1922 è arrestato a Roma. Processato per detenzione di bombe e attentato all’ordine pubblico, in ottobre è assolto dal Tribunale di Ascoli Piceno e arruolato nella 10° fanteria a Bari. Riformato per malattia dopo quattro mesi di servizio, Abate è segnalato dalla Prefettura come “agitatore pericoloso” e di grande influenza tra gli “anarchici della provincia di Ancona, dove esercita attività di propaganda”. È, infatti, tra gli animatori e principali dirigenti degli Arditi del popolo anconetani, dove la spinta unitaria e antifascista prevaleva rispetto alle diffidenze dei partiti socialista e comunista. Costretto alla fuga dalla repressione Abate decide, dopo un passaggio a Innsbruck e Berlino, consigliato per l’espatrio dagli stessi Merlino e Malatesta (quest’ultimo incontrato a Napoli nell’agosto del 1922 durante un breve soggiorno denso di riunioni) di recarsi a Parigi, dove risiede sotto il falso nome di “Carlo Bruni”.

Molti militanti anarchici tra i più impegnati nel movimento di classe, nelle CdL e nell’USI, sono costretti a fuggire all’estero il che provoca drammatiche conseguenze nell’attività del movimento in Italia, dove viene chiusa definitivamente «Umanità nova». La situazione parigina non è più favorevole di quella italiana, come lo stesso Abate ci descrive: “tra i compagni esistevano molti dissidi”, e “tutta l’attività si riduceva ad una riunione domenicale del Comitato pro Vittime Politiche”. La vita nell’emigrazione politica, soprattutto per coloro che intendono proseguire la lotta al fascismo, non è semplice, e Abate si dedica al movimento senza avere “più un’ora libera dopo il lavoro in una fabbrica di aeroplani a Puteau” mentre, sull’onda emotiva dell’assassinio Matteotti le riunioni si fanno sempre più frequenti. Costretto ad allontanarsi dal vecchio continente, dopo il distacco forzoso dal territorio francese a opera della polizia, si reca in Canada con la speranza di introdursi clandestinamente negli Stati Uniti, dove effettivamente entra nel marzo 1925.

Durante il soggiorno in Francia, Abate rimane coinvolto in una lunga polemica con Schicchi su un nodo fondamentale, quello dell’organizzazione della lotta antifascista. Su iniziativa del circolo “P. Gori” nasce, infatti, il Comitato di Azione Antifascista, in rappresentanza di più organizzazioni e partiti (CGdL, USI, PR, PS) e si è avviata la pubblicazione di un nuovo giornale «Campane a stormo» sotto la direzione di Alceste De Ambris. Abate è violentemente attaccato dalle pagine de «Il Picconiere» per la sua condotta come propagandista per le “legioni garibaldine della libertà” costituite in Francia per iniziativa di Ricciotti Garibaldi. L’iniziativa, che si rivelerà nel 1926 correlata da infiltrazione della polizia fascista, produce laceranti divisioni tra gli anarchici italiani in esilio e costituisce uno dei motivi di polemica costante tra Borghi e Abate fino alla morte. La questione garibaldina delinea tre posizioni: Meschi e Abate, decisi a partecipare all’impresa delle forze democratiche e liberali, Bruzzi e Rasi decisi a muoversi in contemporanea a Garibaldi, ma in piena autonomia, e la terza componente sotto l’egida di Borghi, Fedeli e Gozzoli disposta a partecipare alla spedizione di Garibaldi, ma con una componente anarchica organizzata: l’Alleanza Libertaria. Il progetto naufraga e ormai tutti si apprestano a prendere atto che il momento dell’azione è passato. Abate si dimette dagli incarichi nelle legioni e tutto ricomincia da zero.

La polemica con Schicchi e Borghi prosegue anche dopo il suo arrivo a Chicago, dove prende contatto con il gruppo anarchico che inizia a pubblicare «Germinal», di cui Abate cura l’edizione per un periodo, mentre continua a scrivere articoli per «Il Martello». Questo giornale e il gruppo di uomini raccolto intorno ad esso svolgono un significativo ruolo nella battaglia contro la penetrazione fascista nelle associazioni e organizzazioni italo-americane. Nell’aprile del 1928 le autorità fasciste iscrivono Abate nella «Rubrica di frontiera». Ma le polemiche per Abate non finiscono e Borghi, che si è avvicinato al gruppo di tendenza antiorganizzatrice de «L’Adunata dei refrattari», rinvigorisce la campagna contro di lui centrata nuovamente sul problema delle alleanze.

Abate preferisce, per evitare un ulteriore peggioramento del già deteriorato clima, allontanarsi da Chicago e recarsi a Filadelfia. Colpito dalle drammatiche conseguenze della crisi economica del ’29 che rende le condizioni lavorative degli emigrati particolarmente difficili, Abate si dedica ad attività precarie almeno fino al 1932. La polizia lo segnala prima a Detroit, a New York e poi nuovamente a Detroit dove lavora come pittore in una fabbrica di carrozzerie per automobili. Da questo momento le notizie si diradano pur confermando la sua permanenza negli Stati Uniti. Nel 1936 continua la sua opera di pittore e acquista del terreno che ben presto diventa una discreta azienda agricola e di allevamento, cui si dedica con molta premura riuscendo ad accrescere l’attività in pochi anni. Continua, anche, il suo impegno antifascista e a favore della rivoluzione in Spagna e prosegue il suo tentativo di sostegno attraverso l’invio di pacchi e mensili ai compagni in Italia.

Nel dopoguerra, gennaio 1951, torna in visita in Italia dopo 28 anni di assenza. A Roma prende immediatamente contatto con Damiani, Cicciarelli, Forbicini, ma trova i compagni in condizioni precarie e il movimento anarchico in decadenza per non “aver voluto o saputo costruire qualcosa di duraturo, un’istituzione nostra che avremmo potuto ritrovare dopo il fascismo ed intorno alla quale raggruppare le nostre forze”, così come ricorda in un suo scritto del 1965 a firma Hugo Rolland (nome legalizzato con cui continua a firmarsi anche dopo la caduta del fascismo). Nel 1960 torna in Italia e non fa mancare la sua collaborazione a «La Parola del Popolo» (Chicago) e «Controcorrente» (Boston) dove pubblica nel numero 41 del 1964 il necrologio di Ugo Fedeli.

Segue da vicino le alterne vicende del movimento e nel novembre 1968 esce una sua comunicazione privata sul recente congresso a Carrara in cui si polemizza sulla ventilata rottura tra “vecchi” e “giovani”. Nel luglio 1970 si sofferma, nel suo scritto «Assenza di libertà civili e minaccia di dittatura», sulla situazione politica italiana del dopo elezioni del 7 giugno, operando una riflessione di più lungo periodo sul sistema parlamentare e giudiziario, nonché un’analisi del regime fascista. Lo scritto è poi accompagnato da brevi riflessioni sul sistema sovietico e le persecuzioni degli intellettuali nel “paese che vorrebbe dettare la sua moralità al mondo”. Nel 1972 pubblica la biografia di Alberto Meschi, suo caro amico di cui colleziona documenti e scritti, sindacalista anarchico, “cospiratore instancabile”. Abate muore a Chapel Hill negli Stati Uniti in North Carolina il 16 agosto 1977. (I. Del Biondo) 

Fonti

Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

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Bibliografia

Scritti di A. si riportano alcuni testi esemplificativi: Lettere agli anarchici, cicl., 1963; Alcuni commenti a “Mezzo secolo” di glorie di Armando Borghi, pubbl. privata, 1964; Le mistificazioni di Armando Borghi, p. privata, 1965; Neppure la morte è uguale per tutti, cicl., 1968; Assenza di libertà civili e minaccia di dittatura, cicl., 1970; Il Sindacalismo anarchico di Alberto Meschi, Firenze 1972; Supplemento a Il Sindacalismo Anarchico di Alberto Meschi, cicl., 1973; Il movimento garibaldino e la mia partecipazione in esso, memoriale di H. Rolland del 1927 che doveva fare parte del suo dattiloscritto di molti anni dopo su Gli anarchici e il tradimento di Ricciotti Garibaldi.

Scritti su A.: E. Santarelli, Il socialismo anarchico in Italia, n. ed. riv. e ampliata, Milano, 1973, ad indicem; A. Dadà, L’anarchismo in Italia tra movimento e partito, Milano 1984, p. 81; L. Castellani, L’émigration communiste en France 1921-1928, «Annali della Fondazione Gramsci», 1991; L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’anarchismo in Italia dal Biennio Rosso alla Guerra di Spagna, 1919-1939, Pisa, 1999, ad indicem; G. Sacchetti, Sovversivi agli atti. Gli anarchici nelle carte del Ministero dell’Interno. Schedatura e controllo poliziesco nell’Italia del Novecento, Ragusa, 2002, ad indicem.

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